1
Tossicità
da metalli pesanti
nell’autismo
Per
comprendere il danno provocato all’organismo
dai
metalli pesanti
dovremmo
avere una
visione
d’insieme
di
questi elementi
( arsenico, cadmio, cromo, alluminio, piombo e mercurio) e
di come interferiscono sui
pathways
biochimici
.
Negli ultimi anni con il termine
metalli pesanti
si è voluto determinare un gruppo di metalli e semimetalli, o
metalloidi
associati a
tossicità,
anche se
ci sono da più parti indicazioni
a una nuova classificazione come
indicato dall’International Union of Pure and Applied Chemistry.
Negli ultimi periodi sono stati introdotti nell'ecosistema diversi metalli di origine antropica che hanno aggravato
l’
inquinamento ambientale, un esempio tra i più importanti è l'incenerimento dei rifiuti
;
in questo caso i metalli
pesanti che creano più preoccupazione sono:
cadmio
,
cobalto
,
arsenico
,
cromo
, mercurio, manganese, rame,
tallio,
nichel,
piombo e alluminio. Il semimetallo degno di maggior attenzione per la tossicità e cancerogenicità è
l’
arsenico
(spesso trovato nei capelli dei bambini con ASD
–
Autism Spectrum D
isorder
)
che allo stato puro non
sembra mostrare tossicità, ma lo diventano tutti i suoi derivati che entrano a far parte come composto nei
pesticidi, erbicidi e insetticidi.
A titolo info
rmativo è opportuno menzionare il coinvolgimento dei metalli pesanti nel processo di cancerogenesi,
distinguendo l
’ azione cancerogena e pro
-
cancerogena
,
anche se
in
quest’
ambito non è opportuno
approfondire
quest’
aspetto
.
La tossicità dei metalli e dei lo
ro composti dipende dalle
loro proprietà fisico
-
chimiche
,
importante
è
la
loro proprietà
lipofila
, la concentrazione nei tessuti ed
i tempi di esposizione; il mix più pericoloso è la prolungata
esposizione a dosi minime
.
L
’induzione di stress ossidativo,
l
'
in
efficienza dei sistemi di detossificazione,
il
blocco
dei me
ccanismi
di riparazione del DNA e
cosa più importante la variazione (modulazione) EPIGENETICA dell’espressione
genica
,
sono
i meccanismi
che
determinano il danno.
E’ noto che tutti gli esseri
viventi utilizzano per
l’
espleta
mento del
le funzioni vitali
, in particolare per i
processi
enzimatici
,
quantità variabili di
elementi
, tra i più importanti
:
ferro, zinco, rame, manganese
.
L'enzima è una proteina in grado di catalizzare una reazione chimic
a,
in altre parole la facilita
e accelera
i
processi biochimici all
'interno della cellula, che in loro assenza avverrebbero in tempi lunghi e quindi non ottimali
per la vita stessa della cellula.
Gli enzimi sono necessari
, come già accennato,
pe
r il metab
olismo della cellula,
ma soprattutto per
la
formazione di ATP
che è la moneta energetica
per i processi cellulari
;
si può comprendere a questo punto la
pericolosità a livello molecolare dell’introduzione
nell’organismo
di metalli pesanti
.
Una volta penetra
ti nell’organismo questi
elementi
tossici interagiscono con le proteine e per la loro natura
cationica, come dimostrato in vitro, possono formare
addotti con il DNA
.
Le interazioni con le proteine sembrano essere le più importanti dal punto di vista
patog
enetico, infatti
sono state individuate diverse proteine “bersaglio”
,
quali quelle implicate nella riparazione del DNA
.
Un esempio importante sono le
zinc finger protein
, gruppo di proteine
che dipendono dalla presenza di Zinco e
sono
caratterizzate da
qu
attro cisteine invarianti e/o residui di istidina che complessano l’atomo di zinco per
formare il dominio
zinc finger
coinvolto sia nel legame con il DNA,
sia
nelle interazioni proteina
-
proteina.
Appartengono a questa famiglia proteine che hanno un ruolo
importante
nei processi di
segnalazione del danno
del DN
A e di riparazione. La
più nota è la
p53
, meglio conosciuta come prot
eina
anti
-
tumorale 53
(guardiano
del genoma)
,
che
regola
ndo il ciclo cellulare
ricopre il ruolo di soppressore tumorale.
2
Fi
g.1
motivo
zinc finger
caratterizzato dalla presenza di
un
atomo di zinco o nel caso dei motivi zinc “cluster” da
due.
I sistemi di riparazione del DNA entrano in gioco non solo per induzione da parte di mutageni ambientali ma
anche per danni endogeni a
l DNA,
per esempio
lo
stress ossidativo
da produzione di specie reattive
dell’ossigeno
ROS
e dell’azoto
RNS
che
provocano danno per genotossicità indiretta causa
ta
d
a
i metalli
.
Preme ricordare che ROS e RNS sono induttori di segnali mitogeni e attivano la
trascrizione genica
,
anche a
concentrazioni minime
.
A concentrazioni più alte ROS e RNS possono danneggiare le biomolecole più
importanti quali: lipidi, proteine e acidi nucleici e come conseguenza si ha danno sulle principali strutture
cellulari,
quali
l
a membrana cellulare
.
I ROS e i RNS possono essere rimossi dall'organismo attraverso sistemi di
detossificazione di fase I e fase II, al fine di non provocare danni letali alle cellule.
N
e
i bimbi
autistici abbiamo trovato
spesso
presenza di metalli pesanti
e squilibri di membrana
(rilevato
con
l’esecuzione dell’analisi minerale tissutale, e FatProfile
)
.
In pochi decenni ci siamo trovati di fronte a oltre
100.000
molecole chimiche di sintesi che per i nostri sistemi
biologici
,
e soprattutto per i nostri rece
ttori cellulari
,
sono novità
, ricordando che
il genoma non è in grado di
adattarsi in modo così veloce ai cambiamenti ambientali
.
Non conosciamo
ne
le l
oro interazioni
e i loro effetti sulle cascate biochimiche intracellulari, sui
meccanismi dell’espressi
one genica
, negli effetti biochimici diretti o immuno
-
mediati
che i peptidi
trasformati
rischiano di avere a livello immunologico e/o neuro
-
endocrino, “ingannando” o alterando i
recettori membranari, citoplasm
atici, mitocondriali e nucleari.
.
Nulla sappi
amo delle alterazioni epigenetiche e delle interferenze sulla programmazione epigenetica
fetale
(
p
rogrammi di espressione genica)
nell’ambito dei tessuti ed organi deputati alla regolazione
neuro
-
endocrino
-
metabolica dell’uomo
.
L’
immissione in ambiente di
molecole
ad azione
mimetic
a
, metalli pesanti ed altri inquinanti che possono creare
problemi allo sviluppo neuro
-
endocrino dell’embrione, del feto e del bambino è cosa nota e confermata da una
moltitudine di studi scientifici.
The Lancet 12 riporta uno st
udio importantissimo della Harvard School of Pubblic Health
riguardante
la tematica
della “
pandemia silenziosa
”
, cioè
dei danni neuro
-
psichici che
sono in continua crescita
e
interessano
almeno il
10% dei bambini del cosiddetto mondo civilizzato.
I
metalli
pesanti hanno la capacità di penetrare
in tutti i tessuti, nelle cellule e in tutti gli organelli
cellulari
, compr
e
so i
l nucleo dell’adulto e del feto, alterando l’assetto epigenetico e l’espressione genica
delle diverse fasi dello sviluppo, oltre ad inte
rferire con i sistemi enzimatici come già riportato.
Solo a
titolo
di esempio riportiamo il caso dell’incidente della baia di Minamata,
che
provocò avvelenamento da
mercurio nelle donne in stato di gravidanza
che
mangiavano pesce
inquinato dal metallo fuoriuscito da un
3
impianto industriale.
In queste situazioni il mercurio
è
trasformato in mercurio organico da
microrganismi solfato
-
riduttori, p
assa nella catena alimentare perché biomagnificato
,
e giunge sulla tavola delle ignare donne che lo
assorbono e lo
distribuiscono nelle loro membrane biologiche e
in quelle de
i feti
,
danneggiandoli.
I danni
maggiori si evidenziano a livello neurologico
con deficit mentali e paralisi
.
L
’
avvelenamento dei bambini
sta diventando un fatto sistemico con progressione impressionante per la
presenza nell’ambiente di tante altre sostanze tossiche
come
pesticidi,
diserbanti
, insetticidi,
PCBs,
diossine e
altri
c
he ritroviamo nella
placenta
,
nel sangue cordonale
e nel latte materno.
Una nota
a parte
è riservata
alle
micotossine
che ledono le giunzioni strette
fra gli enterociti aprendo
la strada
alla permeabilità intestinale
;
tali sostanze
risultano
essere teratogene, mitogene, cancerogene e
i
mmunodepressive
. Tutto quanto su riportato potrebbe contribuire a rendere vulnerabile il
sistema immunitario
del bambino ed esporlo a
qualsiasi tipo di
patologia
.
Nei miei piccoli pazienti affetti da autismo, già all’età di due anni si riscontr
ano
(mineralogramma su capello)
elevati livelli di mercurio, alluminio,
arsenico
e
piombo
, oltre a
bassi livelli
di
selenio, zinco e rame.
Importante da segnalare
lo squilibrio degli elettroliti più comuni che denunciano uno st
ress
ossidativo, che si
conferma
,
sia con la bioimpedenziometria, sia con lo studio degli acidi grassi di membrana.
E' ormai a
ccertato che
la pressione ambientale
e la presenza di metalli pesanti
giochi
no
un ruolo chiave
nello
sviluppo dell’ASD
(Autism spectrum disorder)
.
Un aumento delle concentrazioni di Cu, Pb e Hg, e una
diminuzione delle concentrazioni di Mg e Se nei capelli
e/o unghie di soggetti autistici potrebbero essere
correlati con il livello di gravità della patologia.
Alluminio
Nell’ASD
,
da più parti
,
sono chiamati
in causa la compromissione delle funzioni immunitarie
ed
i fattori
ambientali
, tra cui la vac
c
inazione,
è
sempre più sospett
ata
di giocare un ruolo importante.
Analizzando
il database del Vaccine Adverse Events USA System CDC (VAERS)
è stato
evidenziato il legame
tra ASD e alluminio
contenuto nei
vaccini
:
alla fine del secolo scorso
è stato rilevato
un aum
ento
di
casi di
in
concomintanza della diminuzione dell'uso di mercurio nei vaccini (con funzione di conservante) ed un aumento
di alluminio sotto forma di sale (come adiuvante)
.
Ricordiamo che i bambini con ASD sono particolarmente vulnerabili ai metalli
tossici come l’alluminio e il
mercurio, a causa della mancanza di solfato sierico e glutatione
(importanti per i sistemi di detossificazione di
fase II dell'organismo)
e che la quantità di alluminio presente nei vaccini è di gran lunga superiore al
livell
o
massimo capace di dare danni neurologici.
Il sistema immunitario
(
SI
) permette all'organismo di difendersi da "aggressioni" di sostanze estranee (virus,
batteri, parassiti, ...) che sono chiamati
antigeni
producendo
anticorpi
specifici.
A volte il SI è deregolato per
motivi ambientali e genetici e questo può causare disturbi immunologici (malattie autoimmuni
-
diabete di tipo 1,
celiachia, artrite reumatoide, psoriasi, SLA,.
..
-
, malattie neurologiche, allergie, ..).
Il 90% del sistema immunitario è localiz
zato nelle mucose dell'organismo
, rappresentando nella quasi totalità dei
casi la corretta via di
attivazione
del SI stesso.
Generalmente
il SI è in grado di "ricordare" gli antigeni con cui è
venuto a contatto; in teoria la memoria dovrebbe essere mantenu
ta a vita, ma in realtà, come per la memoria
cerebrale, vengono mantenuti solo i ricordi più intensi (corretta stimolazione del SI), così che per mantenere la
memoria immunitaria c'é bisogno di richiami mediante stimolazioni antigeniche.
I vaccini non sti
molano correttamente il SI, così che per avere una memoria immunitaria c'é bisogno di inoculare
diverse dosi di vaccino all'
o
rganismo ( e non semp
re vengono prodotti anticorpi): l
a produzione
di anticorpi
da
parte della memoria cellulare dipende da quanto
forte è stata la risposta Th1
, cioè da quanto corretta è stata la
stimolazione del SI
.
Per questo dopo le vaccinazioni, alcune persone producono grandi quantità di anticorpi ed
altre non neproducono affatto.
La vaccinazione,
altro non è che l'inoculazione
di proteine virali, batteriche e tossine; ma queste proteine,
inoculate da
sole
non sono in grado di provocare una risposta immunitaria. C'è quindi bisogno di provocare una
infiammazione nel posto di inoculazione, in modo da attivare l'
immunità
innata e di
conseguenza quella
4
acquisita, capace di mantenere la memoria. L'infiammazione
è
provocata
dall’
aggiunta di sali di alluminio nei
vaccini che, in realtà ha un doppio compito:
innescare la risposta infiammatoria
intrappolare l'antigene in modo da rilasciarl
o
lentamente, nella speranza di innescare la memoria
immunitaria.
Così l
’uso dell’alluminio come adiuvante nei vaccini è la norma
anche se i meccanismi che li conferiscono
queste proprietà non sono ancora
noti
, nonostante siano stati condotti diversi studi
sia
in vivo
(animali) che
in
vitro
(c
olture di cellule del sangue).
Fra i primi studi effettuati allo scopo di chiarire i meccanismi di azione dell'idrossido di alluminio, bisogna
ricordare
Ulanova e
t
al
.
,
che
hanno
valutato
l'
effetto
diretto
dell'idross
ido di Alluminio
sui monociti
umani
in
vitro
.
I monociti sono cellule presenti nel sangue capaci di intercettare sostanze estranee all'organismo, di fagocitarle
e di attivare la risposta immunitaria secondo una complessa danza di interazioni e comunicazion
i cellulari.
Nel
lavoro citato s
ono stati osservati cambiamenti
rilevanti
nelle proprietà accessorie dei monociti dopo l’esposizione
a breve termine in col
tura di idrossido di alluminio:
un
aumento dell'espressi
one delle molecole
accessorie per l'attivazio
ne dei linfociti T
: CD40,
CD54, CD58, CD86
, MHC II (Maggiore Complesso di Istocompatibilità di classe II)
differenziazione dei monociti
in
coltur
a
in cellule morfologica
mente simili alle
cellule
dendritic
he
;
le cellule dendritiche sono cellule altamente sp
ecializzate capaci di presentare l'antigene per scatenare
la risposta immunitaria; tali cellule sono scarsamente presenti nel sangue e si originano da precursori
presenti nel midollo osseo in seguito a particolari stimoli antigenici e "messaggi cellulari"
a
umento della sintesi
di interleuchina
-
4 (IL
-
4) mRNA
; l'IL4 è un messaggero delle cellule dei SI,
capace di aumentare la produzione di anticorpi attraverso la stimolazione dei linfociti Th2
l
'aumento dell'espressione cellulare di MHC di classe II
(che indi
ca attivazione immunitaria)
non si è
verificato
dopo l'aggiunta
di
anticorpi anti
IL
-
4 in coltura
, capaci di neutralizzare l'effetto dell'IL4
prodotta dai monociti stimolati dall'idrossido di alluminio
.
Questi
risultati suggeriscono che l'idrossido di allu
minio
è in grado di
stimola
re
direttamente
i
monociti a
differenziarsi attivanto la risposta immunitaria cellulo
-
mediata, cioè capace di coinvolgere i linfociti T. In questo
lavoro è stata evidenziata la capacità di indurre i monociti a produrre l'IL4, mol
ecola capace di attivare i linfociti
Th2, predisposti a stimolare la produzione di anticorpi ma coinvolti anche nella patologia delle allergiche.
Questo
spiegherebbe il potente effetto adiuvante dell'idrossido di alluminio, senza il quale gli antigeni somm
inistrati non
evocherebbero alcuna risposta.
I composti di alluminio sono stati ampiamente utilizzati come coadiuvanti umani per più di settanta anni.
Ad oggi nonostante i numerosi studi effettuati (Hanfen Li et al., 2007; Lambert S.L et al., 2012; Pashine
A. et al.,
2005; Seubert A. et al, 2008;..), non sono stati ancora chiariti i meccanismi di azione dell'idrossido di alluminio,
unico adiuvante autorizzato per la somministrazione di vaccini nell'uomo né è stata trovata una molecola capace
di sostituirlo.
Si r
ipotizza
che gli adiuvanti formino un "deposito" presso il sito di iniezione, da cui l'antigene viene
rilasciato lentamente, portando
lo
ad una prolungata esposizione alle APC e
quindi ai
linfociti
, mentre è
stato
dimostrato che l'idrossido di allumini
o migliora l'assorbimento dell'antigene dalle APC in vitro.
Al contrario
le ricerche effettuate anche in campo immunologico non hanno fatto altro che complicare
l'interpretazioni dei risultati ottenuti.
È noto
, sopratutto da esperimenti condotti
in vitro
,
che il loro effetto immuno
-
5
adiuvante è associato con l'induzione di risposte Th2,
ma i meccanismi al
la base di questo effetto restano
sconosciuti
.
In realtà
Li H.
et al
(2007), in esperimenti in vitro, hanno dimostrato come l'idrossido di alluminio è capac
e di
evocare sia la risposta di tipo Th1 (coinvolta nelle malattie autoimmuni) che Th2 (coinvolta nelle allergie), e
questo dipende dal microambiente in cui viene stimolata la risposta immunitaria.
L'idrossido di alluminio sembra
stimolare l'attivazione
a
cascata delle caspasi
, quindi dell'infiammosoma
, in particolare della caspasi 1; tale
proteina è capace di permettere il rilascio delle interleuchine IL1
ed IL18: IL 1
attiva i linfociti T
helper, in
particolar modo i linfociti Th2, aumentando la produzi
one di anticorpi. IL 18 attiva cellule diverse in funzione del
microambiente in cui si trova:
se c'è IL12 attiva la risposta di tipo Th1
se non c'é IL12 attiva la risposta Th2
E
i meccanismi al
la base di questi effetti
(per altro sempre
in vitro
)
restano
sconosciuti
, nonostante
l'infiammosoma è correlato con i danni al sistema nervoso centrale (
Bhat and Steinman
, 2012)
L'unica cosa chiara (dimostrata anche per le cellule dendritiche, le principali APC dell'organismo) è che
il tipo di
risposta immunitaria d
ipende da 2 fattori in particolare:
1.
TIPO di Patogeno
che stimola la risposta immunitaria (normalmente tutti i virus, ad eccezione dell'HIV,
Influenza e Morbillo, aumentano la quantità di IL12 stimolando la risposta di tipo Th1)
2.
T
IPO
di Ambiente del Sistema
Immunitario
, cioè il microambiente del singolo individuo in cui avviene
la risposta immunologica, definito dalla presenza di interleuchine proinfiammatorie (risposta Th1) ed
antinfiammatorie (Th2).
Un esempio del microambiente è proprio quello del lattant
e: p
er evitare l’azione
di rigetto del feto, il
sistema immunitario della madre
è sbilanciato verso una risposta di tipo
Th2,
quindi
il
bambino nasce con
un "imprinting" Th2. D
opo la
nascita ,
il sistema immunitario dei lattanti viene
stimolato dal latte m
aterno a sviluppare anche le risposte di tipo Th1, man mano che il sistema
immunitario della mamma raggiunge un equilibrio.
Alla nascita il bambino è quindi quasi incapace di
sviluppare risposte immunitarie di tipo Th1 ed il suo sistema immunitario raggiun
ge la maturazione
attraverso gli stimoli del latte materno all'inizio e dall'ambiente in cui vive. Il tipo di microambiente
individuale dipenderà comunque dalle caratteristiche genetiche dell'individuo (geni dell'HLA, geni KIR,
delle molecole coinvolte nel
l'infiammazione) che potrà sbilanciare la sua risposta immunitaria verso
Th1, Th2 o Th17.
Altri
studi sull’alluminio
,
presente come adiuvante nei vaccini
,
dimostrano che:
il vaccino per la malattia di Lyme è in grado di innescare l'artrite nei criceti
ge
neticamente predisposti
;
il
100% dei criceti ha sviluppato l'artrite
(l'alluminio è un potente adiuvante e aumenta l'espressione
dell'MHC )
si sviluppano malattie infiammatorie articolari e artrite reumatoide in risposta ai vaccini
contro
l'epatite A
e
B
;
è importante il sottotipo HLA dei soggetti.
anche il thimerosal induce una sindrome autoimmune in topi transgenici HLA
-
DR4, con una
predisposizione genetica per la malattia autoimmune
. S
ono stati osservati gravi disturbi
comportamentali e neuropatolo
gici,
non
riscontrati
in ceppi di topi che non avevano la predisposizione
autoimmune.
In modo più specifico, è
stato valutato
se l'esposizione
all’alluminio
dei vaccini
potrebbe contribuire
all'aumento
della prevalenza
ASD
,
infatti
i risultati
mostrano
che
:
6
a)
bambini
provenienti da paesi con
la più alta prevalenza
ASD
sembrano avere
la maggiore esposizione
all’alluminio contenuto nei
vaccini
b)
esiste
una correlazione significativa
tra quantità
di Alluminio
somministrato ai
bambini in età prescolare
,
in part
icolare
a
3
-
4 mesi
di età
,
e la prevalenza
attuale
di ASD
in sette
paesi occidentali
.
c)
l
'applicazione dei criteri
di
Hill's
indica
che la correlazione
tra Alluminio dei
vaccini e
ASD
può
essere
causale, poiché i bambini
rappresentano la popolazione
più a r
ischio di
complicanze a seguito
dell’esposizione
all’alluminio
, è urgente
una valutazione più
rigorosa
della sicurezza
di questi adiuvanti
.
Sono state analizzate
anche
le manifestazioni
cliniche di pazienti
con diagnosi di patologia
immune
/
autoimmune
, do
po vaccinazione contro l'epatite
B
, cercando di
trovare i denominatori comuni
per tutti i pazienti
,
indipendentemente
dalle malattie
diagnosticate
,
e la
correlazione
ai criteri
di
sindrome autoimmune
indotta da
a
diuvanti
(
ASIA).
Caratteristiche cliniche
comuni sono state osservate tra i 93 pazienti con diagnosi di
condizione immuno
-
media
ta dopo vaccinazione contro HBV
, suggerendo un comune denominatore in queste
malattie.
Inoltre, i fattori di rischio rinvenibili all’anamnesi, come una storia di malattie
autoimmuni e la
comparsa di eventi avversi durante immunizzazione, possono servire per prevedere il rischio di malattie
post
-
immunizzazione.
In conclusione, è noto che g
li stimoli
immunitari
, compresi quelli
indotti dal vaccino
,
possono
portare ad
altera
zioni
permanenti
del cervello
e
del
la funzione immunitaria in tenera età
.
Evidenze sperimentali mostrano
che la contemporanea somministrazione
di
due o tre
adiuvanti
può superare la resistenza
genetica alle
malattie
autoimmuni
.
Per quanto riguarda i vaccini bisogna aggiungere la variabile
tossica legata alla presenza di
alluminio (senza il quale il vaccino non scatenerebbe la risposta immunitaria).
Secondo la Food and Drug
Administration Americana, spesso non viene fatta una appropriata valutazione sulla s
icurezza dei vaccini,
perché non sono stati considerati intrinsecamente tossici.
Nel valutare
la tossicità
degli
adiuvanti
nei bambini
,
dovrebbe
ro
essere considerat
i
alcuni aspetti importanti
:
a.
i neonati e i bambini
non dovrebbero essere considerati
"
pic
coli adulti" per quanto riguarda
il
rischio
tossicologico, perché la loro
fisiologia
li rende
molto più vulnerabili
agli insulti
tossici
b.
negli adulti
gli adiuvanti contenenti alluminio
sono stati collegati a
malattie autoimmuni
ed
infiammatori;
nonostant
e ciò
i bambini
sono regolarmente
esposti a quantità
molto elevate di
alluminio
in un periodo in cui il loro sistema immunitario non è perfettamente competente
c.
si da per scontato che le risposte
immunitarie
periferiche
non influenzano
le funzioni cerebra
li,
è invece certo che
c’è un “
cross
-
talk
” neuro
-
immune
bidirezionale cruciale. Queste
perturbazioni dell’asse
neuro
-
immune
sono state dimostrate
in
diverse malattie autoimmuni, e
si ipotizza che siano causate da
una
abnorme
risposta
immunitaria
d.
si dovrebbe tener conto della variabilità genetica del bambino, utilizzando geni marcatori di
predisposizione
e.
si dovrebbe tener conto delle condizioni ambientali del bambino, ad esempio il tipo di nascita
(cesareo o naturale), l'allattamento materno, la presenza in
famiglia di familiari di primo e
secondo grado affetti da malattie autoimmuni, allergie e malattie neuropsichiatriche
La ricerca
dimostra
che la crescente preoccupazione
riguardante le vaccinazioni,
è
giustificata
.
È
evidente il
ruolo dei metalli tossici anche in altre patol
ogie emergenti quindi
sarebbe
auspicabile una
maggiore
attenzione
nei confronti di questo problema
da parte di tutti.
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